O Brasil: “il futuro del business italiano ed europeo (di nuovo)”

Probabilmente pronunciando la parola “Brasile” come prima cosa si penserà a spiagge soleggiate, Copacabana, Cristo Redentor, Carnevale e ai suoi colori. Non probabilmente al business. Sbagliato.

Numeri:

Brasile e Italia movimentano quasi 8 miliardi di euro l’anno in termini di scambi e affari, con un nostro export di tecnologia, macchinari ed apparecchiature elettriche e prodotti alimentari abbastanza resistente nel tempo. L’import invece è composto da materie prime, prodotti di base, carta, cellulosa, prodotti naturali, caffè, soia.

Dodicesimo mercato in uscita – con prospettive enormi; settimo in entrata. Motivo per cui negli anni a venire potrebbe convenire sempre di più investire in questo Paese, dopo anni di flessione e di enormi difficoltà della prima economia del Sud America.

Dove:

São Paulo, la “Milano” del Brasile, e la sua regione di entroterra, è sicuramente il distretto maggiormente industrializzato e adatto ad intrattenere affari; ma si registrano presenze importanti anche nel nord est (Pernambuco, Bahia) e nel centro (Goias, Mato Grosso do Sul): naturalmente presente la nostra Camera di Commercio, nonché altri Istituti di coordinamento Italia – Brasile; le aziende italiane che ad oggi risultano avere filiali nel paese verdeoro sono quasi 1.000.

I Pro:

è un Paese dalle potenzialità di sviluppo ancora mastodontiche, ricchezza di risorse naturali, apprezzamento diffuso del know how italiano, anche grazie ad una comunità di italiani di prima o seconda generazione importante.

Attualmente l’amministrazione brasiliana sta spingendo nella direzione dell’attirare le aziende straniere a stabilirsi regolarmente nel Paese, ancor più che nel sollecitare e richiedere l’importazione dei prodotti.

Una volta insediati, i costi di manodopera contenuti, la platea ampia ed i numeri consentono di lavorare bene. 

I Contro:

rigidità delle dogane (si faccia attenzione anche al diverso funzionamento rispetto all’Europa), costi di importazione alti da riversare sui consumatori finali, messi in relazione con l’esistenza di una classe media che fa fatica, possono scoraggiare.

Buone iniziative:

fino al 31.12.2021 continuerà a sussistere l’azzeramento unilaterale totale delle tariffe doganali di importazione per particolari categorie di beni che non hanno una produzione equivalente in Brasile.

Questo temporaneo azzeramento riguarda 261 beni strumentali (BK secondo la nomenclatura della tariffa estera comune del Mercosul) e 20 beni informatici e di telecomunicazione: macchinari, motori, equipaggiamento elettronico ed elettrico, rotori, forni, condizionatori ecc.

La percezione è che il Brasile, nei prossimi anni, sarà sempre di più un’ipotesi di business da tenere in considerazione, ma allo stesso tempo da affrontare con grande attenzione per evitare le numerose insidie che potrebbero nascondersi in un Paese tanto ricco di prospettive, ma anche contraddittorio e sui generis.