Investire in Russia: alle P.M.I. conviene l’export o la delocalizzazione?

La Russia ha sempre affascinato ma anche intimorito l’investitore, così come l’osservatore: intimorisce per vastità, clima, ricchezza di materie prime, patrimoni personali incredibili.

E tutto sommato l’Italia, in un perenne contesto di diffidenza globale verso la Russia, è sempre stata da lei “coccolata” ed ha sempre goduto di particolare riguardo;

Nonostante gli eventi degli ultimi anni, in cui la Russia ha fatto i conti con guerre commerciali, boicottaggi, rincaro dazi, perdita valore della valuta.

I Russi continuano a nutrire interesse negli investimenti italiani e sempre più spesso vediamo “comparire” facilitazioni a livello federale e regionale.

Alta moda, preziosi e “food” sono da sempre le eccellenze del Made in Italy; oggi, però, ci viene chiesto sempre più spesso di essere presenti nei campi di:

– Agroindustria

– Meccanica, alte tecnologie

– Settore dei metalli e supporto alla lavorazione dei preziosi

– Energia

– Infrastrutture

Dunque, la P.M.I. italiana, possibilmente operante in questi settori, che possa essere anche solo incuriosita dall’idea di fare business in Russia, cosa deve fare? 

Può davvero ambire a fare affari con i russi?

Si, ma con criterio.

Lo strumento classico di investimento forte rimane l’export, tornato a crescere anche per le aziende piccole; al contrario, tante società valutano di delocalizzare e stabilirsi direttamente in loco.

Ma: sì, c’è un “ma”: va capito dove conviene spostarsi, perché si fa presto a pensare alla Russia come a Mosca o San Pietroburgo.

Magari le vere occasioni di profitto si trovano in altri luoghi: ogni Regione (Oblast’) presenta, infatti, un livello di sviluppo molto diverso e le Regioni più dinamiche ed emergenti sono in competizione tra loro per attrarre investimenti esteri attraverso incentivi fiscali e finanziari.

E per valutare la situazione economica nelle diverse aree ci sono diversi indicatori di riferimento (ranking regionale aggregato, indice climatico degli investimenti).

Esistono le Z.E.S., “Zone Economiche Speciali”, di cui gli investitori e gli imprenditori italiani quasi sempre sono allo scuro.

Nascono per attrarre investimenti dall’estero tramite esenzioni e/o agevolazioni di carattere fiscale, immobiliare e amministrativo.

Circa le zone di tipo industriale-produttivo, c’è da dire che per le imprese italiane sono sicuramente appetibili quelle del Caucaso e della zona sud-occidentale della Russia, così come quelle attorno a Mosca.

Tula per esempio.

Probabilmente in molti non ne avranno mai sentito parlare, eppure Tula, (200 km a sud di Mosca), è una città in forte crescita ed ospita annualmente il Forum Italia-Russia, evento importante per l’imprenditoria di entrambi i Paesi.

Non solo: già nel 2010 la Regione di Tula ha previsto degli incentivi fiscali in caso di investimenti diretti, che consentono agli investitori di godere di una tassazione bassa sui profitti (15,5%) e di una imposizione fiscale nulla (0%) sulla proprietà, per un periodo massimo di quattro esercizi fiscali.

Tradotto in fatti, Tula è oggi uno dei migliori portale di accesso al mercato Russo, non solo per la vicinanza rispetto alla capitale, ma altresì per i benefici e gli incentivi di cui gli imprenditori stranieri possono godere.

Sono molte le opportunità offerte ancora oggi da questo mercato, che oggi si mostra come uno tra i più dinamici sulla scena globale.

Plàmia può accompagnare (come già fatto, con successo) le aziende nel percorso necessario all’inserimento, per iniziare ad approfittare immediatamente dei benefici di un accesso al mercato russo.

Un supporto che permette anche alle aziende meno strutturate di proporsi in modo professionale e di avvalersi di una assistenza completa.